L’azienda agricola “El Restel” di Valentina Tomezzoli,
Villafontana - Verona
racconta Valentina Tomezzoli, giovane imprenditrice che oggi, assieme al padre Antonio, porta avanti l'azienda agricola di famiglia: «El Restel», con sede a Oppeano, in provincia di Verona, e con terreni a Villafontana e Isola della Scala.
È stato Antonio Tomezzoli a voler riportare le risaie nei terreni di Villafontana, quando li ha acquistati dal precedente proprietario, mantenendo il nome “El Restel”. «La vendita non è stata una semplice transazione economica», precisa Valentina: «Quell’uomo, con due figlie femmine che non avevano intenzione di dare continuità all’azienda agricola, ha trovato in mio padre il figlio maschio che non aveva ed è stato felice di affidare a noi la sua amata terra».
«Ben presto, in città, ho cominciato a sentire la nostalgia di casa e degli spazi aperti che avevano accompagnato la mia vita, sin da bambina». Non era solo quello: a Valentina mancava anche la concretezza del mondo agricolo. Sentiva il bisogno di occuparsi di attività che avessero un risvolto pratico. Senza lasciare gli studi, è riuscita a costruirsi un percorso che le ha consentito di applicare all’azienda di famiglia le conoscenze sull’immagine, il marketing e il design.
«Dentro di me, ormai, ero consapevole che sarei tornata alla mia terra. Mi sono laureata nel 2015 con una tesi su “El Restel”, analizzandone ogni aspetto, dal nome all’uso dei materiali per il packaging. Era l’anno dell’Expo di Milano e si parlava molto di cibo e sostenibilità. In qualche modo, stavo anticipando i tempi e la cosa mi entusiasmava».
Quando si è lanciato nell’avventura di produrre riso, Antonio Tomezzoli aveva molto da imparare su questa coltura e in particolare su come ottenere un prodotto spendibile nel mercato di oggi.
spiega Valentina.
È sulle ultime fasi di produzione che l’azienda ha più puntato, acquistando, anche grazie al contributo del PSR Veneto, un’innovativa macchina selezionatrice ottica. Così la lavorazione artigianale può contare sulla sicurezza del prodotto industriale. «Con la macchina selezionatrice, dotata di due telecamere, riusciamo a individuare automaticamente e scartare gli elementi estranei. Così otteniamo un risultato praticamente perfetto», osserva Valentina.
«È stata una vera svolta: siamo l’esempio di come anche una piccola realtà come la nostra possa diventare competitiva sfruttando la tecnologia. La nostra è stata la prima macchina di questo tipo realizzata da quella che allora era una start up, la Italian Sorting Technologies (IST) di Ferrara, che poi ha avuto successo e adesso vende selezionatrici ottiche a colori in tutto il mondo. Abbiamo voluto dare fiducia a un’impresa emergente non lontana da noi e siamo stati molto soddisfatti del risultato».
Ma quello che più ha colpito e ha fatto parlare della tesi di Valentina è stata la soluzione proposta per il packaging: il riso nelle bottiglie di vetro, semplice, originale e di forte impatto. Il design applicato al prodotto è la concretezza che cercava Valentina: portare a termine la tesi le ha dato una soddisfazione tangibile e l’ha legata profondamente al lavoro in azienda. «L’idea nasce dal motto: “Il riso nasce nell’acqua e muore nel vino”. Verona è terra di riso e di vino. Perché non dare al riso la “veste” del vino? Il formato è legato anche all’idea del dono: per cambiare, si può portare in omaggio una bottiglia di riso, invece che di vino».
La bottiglia, priva di etichetta, marchiata con serigrafia a caldo, non ha un significato solo estetico, dentro c’è un messaggio: è un contenitore da conservare e riempire di volta in volta con prodotto sfuso, si può riutilizzare praticamente all’infinito. La bottiglia è quindi un invito a ridurre l’uso di plastica e di materiali usa e getta, e a farlo in modo creativo, ricercando il bello. E la materialità del vetro rimanda alla fisicità del lavoro nei campi.
La filiera corta offre infatti all’agricoltore la possibilità di toccare con mano la soddisfazione di chi acquista il suo prodotto. Ormai è Valentina a occuparsi delle relazioni esterne, aspetto che il padre, per mancanza di tempo, non era mai riuscito a curare. Lei aggiunge un tocco di femminilità, gentilezza e flessibilità, mettendo al centro il rapporto umano.
A “Fa’ la cosa giusta”, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, Valentina ha conosciuto una delle clienti a cui è più affezionata, Chiara Santini, titolare de “La Sfuseria”, una bottega di prodotti sfusi, selezionati ed ecosostenibili, ad Arco, in provincia di Trento. Da quando si sono incontrate, le due imprenditrici sono diventate amiche e si sostengono a vicenda. Alla base del rapporto con i rivenditori, c’è sempre l’idea di stimolare una crescita reciproca.
“El Restel” è uno dei sessanta produttori aderenti al Mercato contadino di Slow Food che si tiene a Sommacampagna ogni prima domenica del mese. Si tratta di uno dei mercati più importanti di questo genere in Italia. È un luogo dove farsi conoscere ma anche dove scambiare opinioni e consigli con i colleghi e, a volte, «tirarsi su il morale a vicenda», dice Valentina. «Ascoltare altre esperienze ti fa capire che il mondo non finisce nel tuo campo. A volte capita di trovare la soluzione di un problema grazie all’idea di un altro. Se si sta sempre chiusi nella propria azienda, invece, si può perdere lucidità e farsi prendere dallo sconforto quando qualcosa va male».
In collaborazione con altre realtà locali, l’azienda organizza anche eventi, sempre nell’ottica di conoscere i consumatori di persona. «Facciamo incontri sulle tante possibilità di utilizzo del riso in cucina», conclude Valentina. «Riportiamo in vita vecchie tradizioni ormai perdute, come il riso con saltarei, che una volta era un piatto molto comune. I saltarei sono i pesciolini di risaia: ce n’erano moltissimi, si prendevano, friggevano e accompagnavano il riso, una vera squisitezza. Nuove idee nascono in modo naturale, da passione e professionalità, voglia di imparare e mettersi in gioco.