L’azienda agricola biologica di “Enrica Balzan”
Mel, Borgo Valbelluna, Belluno
Appena laureata, la giovane ha trovato un lavoro qualificato nel settore delle tecnologie alimentari, per cui aveva studiato. Ma solo cinque anni dopo si è licenziata ed è diventata agricoltrice a Mel, località di Borgo Valbelluna, casa sua.
«Volevo dedicarmi alle piccole produzioni locali e mi sono resa conto che, per farlo, dovevo mettermi in gioco in prima persona e creare qualcosa di nuovo e di mio», dice. Oggi Enrica coltiva, secondo il metodo biologico, certificato da ICEA, una superficie di circa un ettaro, in parte destinato a orticole, per lo più di antiche varietà locali, in parte a meleto. Sono le mele il cuore della sua produzione.
Curiosamente, anche se nella sua famiglia da sempre si fa l’orto, Enrica non aveva mai messo le mani nella terra, prima di decidere di cambiare vita e darsi all’agricoltura. «Sono andata avanti anche perché, sin da subito, ho sentito il sostegno di mio marito e dei miei genitori. Mi hanno incoraggiato a provarci», ricorda l’imprenditrice.
Enrica allora ha immaginato di avviare un laboratorio in proprio, per la trasformazione della mela in succo e aceto. Si è lasciata ispirare dalla mostra mercato “Mele a Mel”, una manifestazione di successo, che ogni anno attira migliaia di visitatori in questo grazioso borgo della Valbelluna, con cento espositori di mele.
Da qui, il maniero appare così vicino che sembra di poterlo toccare. Intorno ci sono verdi pascoli intervallati da alberi e boschetti.
«Ho voluto provare alcune varietà antiche e autoctone, come la zucca santa bellunese e alcuni tipi di fagioli e i fagiolini striati bellunesi, chiamati «tegoline scritte», per le striature violacee disegnate nella morbida buccia. Sono verdure che esprimono una forte identità».
Per il meleto, si è orientata su moderne varietà resistenti alla ticchiolatura, la principale malattia fungina del melo, proprio per dover ricorrere a un numero molto limitato di trattamenti. Tra le tante disponibili sul mercato, ha optato per tre varietà di mele rosse: la Brina, la Red Topaz e la Crimson Crisp, e una gialla, la Gold Rush, scelte anche con l’obiettivo di diversificare le epoche di raccolta e ottimizzare l’organizzazione del lavoro.
Attorno a questi principi, si è stretto un legame tra alcune piccole e micro aziende agricole della provincia di Belluno, tra cui quella di Enrica Balzan, che hanno dato vita all’associazione Dolomiti Bio. Lavorano in rete per la cura, la manutenzione e la salvaguardia del territorio e della sua salubrità.
«Se riscontro un’anomalia nel meleto, comprendere di cosa si tratta e trovare la soluzione migliore non è facile. Sul territorio, infatti, non ci sono punti di riferimento. Mancano i tecnici agronomi specializzati. Così, l’unica strada è rivolgersi ad altri coltivatori, confrontarsi e provare. È anche questo che mi spinge a frequentare corsi di formazione, per incontrare altre aziende e conoscere persone che operano nel mio stesso settore».
L’ottica non è quella competitiva ma collaborativa, per far avanzare un intero territorio. La solidarietà è determinante, dove le condizioni climatiche sono difficili e il problema non è tanto vendere, quanto riuscire a produrre. Da sempre la montagna convive con ostacoli maggiori che in pianura.