La cooperativa agricola “San Damiano alle Case Nice”
Località Valmorel di Limana - Belluno
Questi luoghi erano particolarmente cari allo scrittore, giornalista e pittore bellunese Dino Buzzati, autore del famoso romanzo “Il deserto dei tartari”, ma anche di un delizioso libro illustrato: “I miracoli di Valmorel”. Si dice che Buzzati passasse molto tempo sotto a un tiglio monumentale, non lontano dal luogo in cui si trovano le “Case Nice”, vicino al piccolo centro abitato di Valmorel.
Lo scrittore immaginò l’esistenza, quassù, di un piccolo santuario della montagna dedicato a Santa Rita da Cascia, dispensatrice di grazie, e raccontò trentanove miracoli che in realtà erano frutto della sua fantasia. Ci sono tanti altri animali, tra i protagonisti di queste storie fantastiche, come il gatto mammone, il pettirosso gigante, i gatti vulcanici. E, chissà, forse oggi ci sarebbero anche le mucche di razza grigia e bruna alpina, i maiali neri di Parma e le galline della cooperativa “San Damiano alle Case Nice”.
Una volta visti, è difficile non innamorarsi di questi luoghi. «Li frequentava anche uno dei fondatori de “La Spiga d’oro” ed era venuto a conoscenza dei pascoli e casolari in vendita», racconta Riccardo Tasca. C’era chi voleva trasformare i prati in una pista da motocross, chi farne un campo da golf o un hotel. Erano tutti progetti slegati dall’agricoltura, tranne quello de “La Spiga d’oro”, che alla fine ha prevalso e, grazie alla nascita della cooperativa, il paesaggio non è stato stravolto e viene mantenuto com’era tradizionalmente.
«Il nostro negozio biologico a Treviso è stato fondato nel 1986 da un gruppo di visionari - spiega Tasca, che volevano offrire al consumatore solo prodotti sani, buoni e sostenibili dal punto di vista ambientale ed etico. Sin dall'inizio, gli utili delle vendite sono stati investiti in piccole realtà agricole, ma il sogno era quello di diventare anche produttori e gestire l'intera filiera, per avere la garanzia di controllo al cento per cento almeno per alcuni alimenti. Per noi, significa chiudere il cerchio e tornare alla terra».
La struttura, moderna e accogliente, serve proprio a migliorare il benessere animale e, con questo, anche la bontà dei prodotti. «Abbiamo lavorato per ottenere un alimento come lo vogliamo», riprende Riccardo, «e abbiamo scelto il formaggio perché fa parte della quotidianità di moltissime famiglie italiane.
Le mucche allevate nella stalla di Valpiana non vengono sottoposte alla dolorosa operazione di decornazione e conservano questo importante organo, che a loro serve per comunicare, percepire meglio le sensazioni, orientarsi. Le corna non sono inerti, sono attraversate da vene e nervi, continuano a crescere per tutta la vita, e sono collegate con l’apparato gastrointestinale. Insomma, le bovine con le corna ruminano meglio e producono latte più buono, cosa che è stata provata da diversi studi, oltre che dall’esperienza di Valmorel.
«Nella stalla è stato ricavato un recinto dedicato alla madre con il vitellino, che non viene portato via appena nato, come invece accade nella gran parte degli allevamenti. Anche da questo punto di vista, infatti, si cerca di rispettare la natura dei bovini. Offriamo loro un destino diverso da quello che tocca al contrario a gran parte dei loro simili per aumentare la produzione di latte, ma trascurando il benessere animale».
Lui e Marianna si sono conosciuti proprio lavorando in un alpeggio in Svizzera, dove entrambi erano arrivati cercando uno stile di vita a contatto con la natura e gli animali. Quando è nata la figlia Eliana, si sono messi alla ricerca di una sistemazione più adatta a una bambina piccola, ma comunque aderente ai loro desideri. Così sono arrivati a Valmorel, «quasi rispondendo a una chiamata», sorride Quinto.
Quinto ha imparato sul campo ad allevare le capre, le pecore e le vacche e a fare il formaggio, prima lavorando come volontario, all'interno del programma WWOOF (World Wide Opportunities on Organic Farms), che consente di fare esperienza presso fattorie biologiche in tutto il mondo in cambio di vitto e alloggio. In seguito è riuscito a trasformare questa passione in un mestiere. «Da intellettuale, sono diventato pastore e casaro. Le mie conoscenze nascono dal confronto con gli altri, ma soprattutto dall’osservazione dei gesti esperti dei casari che ho affiancato, che non mi avrebbero mai rivelato i loro segreti in maniera esplicita».
Le produzioni locali, così, contribuiscono a sostenere un tessuto sociale vivo, di cui Quinto e sua moglie sono entrati a far parte, pur venendo da lontano. Marianna ha preso dal padre l’amore per la terra e la natura:
Giovanissima, Marianna ha lasciato l’istituto agrario per dedicarsi anche lei a esperienze di volontariato presso aziende biologiche nell’ambito del WWOOF. «Ho scoperto il bello di stare a contatto con gli animali. È stato educativo, per me che avevo abbandonato la scuola, mi ha aiutato a diventare grande, infondendomi calma, pazienza, devozione, rispetto e saggezza. E non sono più riuscita a farne a meno».
Per Marianna, le albe e i tramonti di Valmorel hanno qualcosa di magico e irripetibile, senza prezzo. «Nel passaggio dalla notte al giorno, e viceversa, si sprigiona un’energia che ti carica e ti fa sentire bene. Godere del sorgere del sole ti permette di affrontare la giornata in modo diverso. E la sera, la mia passione è salire in cima alla collina alle spalle delle Case Nice e ammirare in silenzio le creste delle montagne che si colorano di rosa, fino a quando il cielo diventa blu elettrico. Vivere qui è un’esperienza intensa»
Basta passare poco tempo in Valmorel per rendersi conto che c’è qualcosa di speciale nell’aria e per fare l’esperienza di un’impresa che mette al centro l’armonia tra persone, animali e ambiente.