Il Gruppo Operativo “Irrivision” e il suo sistema di visione
artificiale, con il supporto tecnico di “CET Electronics” di Zenson di
Piave, Treviso
«Conoscendo le problematiche del settore, lavoriamo per la loro risoluzione, indirizzandoci al nostro territorio ma con uno sguardo più ampio, anche internazionale» afferma Denise Vicino di CET Electronics.
Il Gruppo Operativo “Irrivision” ha come capofila l’azienda vitivinicola “Le Rive di Bonato” di Ponte di Piave e coinvolge, per i siti produttivi sperimentali sulla vite e sul kiwi: “Villa Sandi” di Crocetta del Montello, “Villa Giustiniani” di Spresiano, con vigneti a Giavera del Montello e Nervesa della Battaglia, la Società Agricola “Ca’ Bianca”, con coltivazione di kiwi a Santandrà di Povegliano.
Nel progetto sono coinvolti anche altri due produttori di kiwi, oltre che a un sito sperimentale di kiwi nel Veronese curato dal CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria. Ha aderito al Gruppo Operativo anche il Consorzio di Bonifica Piave, impegnato nella divulgazione di una nuova cultura del risparmio idrico e alla ricerca di soluzioni per l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua.
Infine, gli aspetti tecnico-scientifici del progetto sono curati da “CET Electronics” in collaborazione con alcuni esperti del CREAVE di Conegliano, sede dedicata alla ricerca in Viticoltura ed Enologia del principale ente pubblico di ricerca dedicato alle filiere agroalimentari, dipendente dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
C’è una variabile che finora non si teneva in considerazione, nei modelli matematici elaborati per prevedere i rischi di infezione e lo stress idrico nei vigneti o nei frutteti: lo stato vegetativo delle piante.
«Noi abbiamo introdotto la misura diretta di questo fattore, prima nel progetto “PV Sensing” e ora in “Irrivision”, per accompagnare l’agricoltore a decidere se, quando e in quali dosi è necessario effettuare un trattamento fitosanitario, da una parte, oppure attivare il sistema irriguo, dall’altra», afferma Denise Vicino.
L’innovazione in agricoltura passa per prima cosa dalla capacità di raccogliere sul campo dati precisi, in continuo e disponibili in tempo reale, «Ciò implica un cambio di mentalità da parte degli agricoltori, abituati per lo più ad affidarsi all’esperienza. Ma quest’ultima è una strategia gestionale che può portare a decisioni sbagliate».
Le stazioni di rilevamento vengono installate nel vigneto o nel frutteto, utilizzando un apposito treppiede o un palo della coltura arborea. In casi specifici, i sensori possono anche essere dislocati in punti diversi dell’appezzamento. Le stazioni sono pensate per essere permanenti, resistenti alle intemperie e ai trattamenti fitosanitari.
A seconda delle esigenze specifiche delle aziende agricole, le stazioni possono essere composte di sensori di diverso tipo, che misurano la piovosità, il vento, la pressione atmosferica, la bagnatura fogliare, la temperatura e l’umidità dell’aria e del suolo, il volume della chioma e la superficie fogliare.
“Irrivision” propone la costruzione di un innovativo modello per valutare le esigenze idriche delle piante, basato principalmente sulla visione artificiale. Attualmente è l’occhio del tecnico o dell’agricoltore che, osservando le caratteristiche delle foglie e dei germogli, stabilisce se vi sono sintomi di stress idrico e l’eventuale necessità di irrigare. Il sistema di visione artificiale vuole supportare questo occhio esperto, con la garanzia di essere sempre presente.
Le misure sulla vegetazione permettono di dedurre molti fattori importanti legati allo stato idrico. Ad esempio, grazie alla conoscenza del volume fogliare viene quantificato in maniera più precisa il fattore di evapotraspirazione: maggiore è il numero di foglie, più elevate saranno le perdite di acqua e quindi aumenteranno le esigenze idriche.
Riprodurre la realtà in un modello matematico serve a non far soffrire la pianta per la scarsità di acqua, ma anche a non farne un uso eccessivo: la sovrabbondanza, infatti, come la mancanza, incide negativamente sulla produzione e sulla qualità.
Confidando nei risultati che emergeranno già dopo il primo anno di sperimentazione, si valuteranno gli scenari di applicazione futuri. L’innovazione così si mette al servizio dell’agricoltura e dell’ambiente.